Gli asana di torsione sono tutte quelle posizioni in cui il torace ruota sul perno formato tra la dodicesima vertebra dorsale e la prima vertebra lombare. Come conseguenza di questo movimento anche il resto della colonna nei tratti meno mobili da questo punto di vista, cioè il tratto dorsale e lombo sacrale sviluppa un movimento di avvitamento che comporta una contrazione concentrica dei muscoli paravertebrali, dorsali , addominali trasversi e lombari di un lato (quello in cui è rivolto il torace durante la torsione) e di allungamento degli stessi gruppi antagonisti a questo movimento perchè situati dal lato opposto del corpo.

I corpi vertebrali si appoggiano su dischi di cartilagine, i quali, non essendo direttamente irrorati di sangue da una arteria afferente scambiano sostanze nutritive e di scarto metabolico con il liquido interstiziale a loro prossimo. Per questo motivo i movimenti della colonna come la torsione sono estremamente benefici quando vengono effettuati con ragionevolezza e senza esasperarli per andare oltre al  limite del proprio range articolare o muscolare, perchè strizzando i dischi garantiscono questo scambio di sostanze favorendo il ringiovanimento e il buon mantenimento dello stato di salute dei dischi stessi. Inoltre la torsione del busto comporta un vero e proprio massaggio degli organi della cavità addominale che spesso sono un po’ “lasciati a se stessi” e dei quali si “subisce” l’attività anziché viverla attivamente. Nella tradizione dello yoga si dice che la torsione aumenti il fuoco gastrico “Agni” migliorando il metabolismo degli alimenti e la eliminazione delle scorie metaboliche.

Inoltre il termine sanscrito “parivritta” presente in molti asana di torsione significa anche “cambiare idea” ed è interessante notare, per l’esistente correlazione tra psiche cervello e tessuti, come appunto girarsi intorno sia un movimento che diventa indispensabile quando si vuole cambiare punto di vista e “accorgersi” di chi ci sta intorno. Questa osservazione può darci degli ulteriori orizzonti di senso nello studio e nella pratica delle torsioni, fornendoci del nuovo materiale di osservazione interiore, per verificare se effettivamente ci sia in noi questa correlazione tra il miglioramento della capacità di torsione e una maggiore predisposizione ad accogliere il parere degli altri o ad accorgerci maggiormente della loro sensibilità, parimenti provare a notare se ci siano correlazioni tra la difficoltà a ruotare il corpo e una simile difficoltà a cambiare punto di vista e parere.

Suggerisco, al fine di comprendere bene l’azione principale della torsione, di fissare, all’inizio dell’esecuzione dell’asanastitih, lo sguardo su un punto , poi ad ogni espirazione, spostare lo sguardo riempiendo così lo spazio che si è creato tra un respiro e l’altro e approfondendo così la torsione stessa.

 Parivritta Trikonasana – Focus: posizione stabile dei piedi per distribuire equamente il peso su entrambi, allineamento del piede posteriore adatto a mantenere le anche perpendicolari alla gamba anteriore senza stressare i legamenti del ginocchio posteriore.

Parivritta Parsvakonasana – Focus: il gomito oltre il ginocchio opposto, la posizione facilitata è un buon modo per iniziare a praticare questo asana, con le mani in Namaskar mudra premendo con la mano superiore su quella inferiore si abbassa progressivamente la spalla verso il ginocchio favorendo l’approfondimento della torsione (che è l’azione prevalente di questo asana). Il piede dietro va premuto bene a terra ma, allorchè ci sia una eccessiva tensione nel ginocchio posteriore allora è meglio alzare il tallone o addirittura appoggiare il ginocchio a terra e sostituire questo asana con “Parivritta Ashwa Sanchalasana“.

Maricyasana (C) – Focus: per concentrarsi sulla torsione del busto occorre (in più della metà dei casi) accantonare temporaneamente l’idea di agganciare la gamba con le braccia per allacciarle dietro la schiena, scegliendo invece la variante nella quale il braccio ce si accavalla alla gamba opposta rimane piegato con la mano verso l’alto oppure utilizzare la presa di  nella quale il ginocchio viene abbracciato con l’interno del gomito. Il piede della gamba distesa va tenuto a martelli per evitare di disallineare il bacino con la conseguenza di aprire ulteriormente la posizione del ginocchio della gamba piegata.

Maricyasana (D) – Focus: la gamba piegata nel loto è una complicazione che va tenuta in seria considerazione in questa variante. Il ginocchio va tenuto a terra, possibilmente per tutto il vinyasa e l’asanastitih, ma, qualora fosse necessario alzarlo leggermente e temporaneamente nella fase di aggancio della gamba (fase che può tranquillamente essere tralasciata se la spalla opposta al ginocchio non raggiunge facilmente il ginocchio altrimenti il risultato sarà di sacrificare la torsione che è l’azione prevalente, con l’allungamento dell’adduttore e dell’ileopsoas della gamba piegata nel loto.

ParivrittaJanusirsasana – (Non presente nelle serie dell’Ashtanga Vinyasa)

Focus: la gamba piegata verso l’interno in questo asana comporta un aumentato interessamento della muscolatura lombare (quadrato dei lombi in particolare) e del gluteo durante l’estensione laterale, sollecitazioni che dovranno essere effettuate con fluidità e moderazione specialmente se il corpo non è ben caldo per evitare il rischio di mettere in leva il ginocchio e generare un riflesso di stiramento della muscolatura che sottende l’anca

ParivrittaParigasana – Focus: La gamba piegata all’esterno comporta un aumentata sollecitazione in allungamento del quadricipite del femore, Solitamente questa rotazione viene eseguita con maggiore facilità rispetto alla precedente. Come nella posizione precedente l’attenzione si focalizza sulla apertura dell’apice polmonare del lato superiore nel momento della rotazione, come se si esplorasse uno spazio nuovo dei propri polmoni. Solitamente la pratica di questo asana regala la sensazione (reale) di ampliamento del volume respiratorio, specialmente nella zona apicale.

Ardha Matsyendrasana – Focus: lo scivolamento del torace e dell’addome sulla coscia, movimento ce avviene più facilmente e con maggiore profondità di torsione quando non viene forzato dall’azione di tentare di accavallare subito il braccio oltre il ginocchio (spesso in questo caso invece la torsione si ferma e il torace si presenta praticamente frontalmente). La seconda mano, quella cioè che va dietro, può essere appoggiata a terra per avere un secondo punto di ancoraggio e supporto (importante) e quando dovesse raggiungere la gamba inferiore passando da dietro la schiena (come in foto) allora può agganciarsi alla coscia e ottenere così il secondo importante punto di supporto per approfondire la torsione. L’eventuale intervento dell’insegnante/assistente, è volto a dare un aiuto per supportare il peso mantenendosi in equilibrio durante il vinyasa di entrata e a mantenere alta la concentrazione sul mantenimento della posizione eretta della colonna e dell’apertura delle spalle.

Jatara Parivartanasana (non presente nelle serie dell’astanga vinyasa)- Focus: le spalle rimangono a terra mentre si scende da un lato o con le gambe distese (come nella foto) oppure, per facilitare l’asana riducendo il peso proiettato lateralmente, con le gambe piegate.

Pasasana – Focus: la posizione dei piedi e delle gambe, normalmente questo è l’elemento che comporta una maggiore barriera di ingresso all’asana a causa del fatto che i muscoli gemelli e soleo (il polpaccio) sono rigidi e resistono all’allungamento necessario per rimanere stabili con i talloni ben appoggiati a terra. Qualora i talloni si alzassero da terra, è possibile lavorare sull’asana o alzando i glutei e provando ad effettuare la torsione e avvolgere le gambe con le braccia per poi, solo una volta allacciate le mani, scendere nuovamente coi glutei a terra, oppure (qualora i talloni fossero molto sollevati da terra) è necessario supportare l’azione mettendo uno spessore tra i talloni e il pavimento (un asciugamani arrotolato). Qualora fosse impossibile avvolgere le braccia intorno alle gambe si può optare per parsva utkatasana (mani in namaskar mudra e glutei più alti) per alleggerire la sollecitazione e nel frattempo lavorare con le varianti di maricyasana A e C per raggiungere le abilità necessarie per poter fare Pasasana (flessione dell’anca e torsione del busto).

 

Bharadvajasana – Focus: la mano che tiene il piede nel loto, qualora non arrivasse ad afferrare il piede, può appoggiarsi a terra per dare supporto alla torsione. Quando invece afferra il piede può abbassarlo come se fosse la maniglia di una porta per offrire maggiore spazio tra il braccio e la schiena consentendo un ulteriore approfondimento della torsione del torace. Se il ginocchio della gamba piegata nel loto non raggiunge terra è necessario spostare leggermente il peso del corpo scivolando col gluteo corrispondente alla gamba piegata esternamente verso il tallone.