Nello hatha yoga pradipika si dice: “lo sdraiarsi supini sul pavimento come un cadavere è chiamato savasana che toglie la fatica causata dagli altri asana e dona calma alla mente”; nel testo tantrico gheranda Samhita invece si legge:” lo stendersi sul pavimento sul dorso come un cadavere è chiamato mrtasana. Questa posizione toglie la fatica e calma l’agitazione della mente”.La mente controlla le Indriya (i sensi) e il prana controlla la mente. Controllare il prana è un effetto del controllo sui nervi, che si allineano e calmano nella pratica degli asana. Si può quindi ben capire come savasana sia il compimento di una pratica ben riuscita, dove la sensazione di pienezza di compimento dello sforzo sono gli strumenti con cui possiamo rilassare tutto il sistema nervoso e permettere alla mente di essere assorbita nella quiete e nel silenzio.

Il sutra n. 12 del samadhi pada, primo capitolo degli yoga sutra di Patanjali recita:

“abhyasa vairagyabhyam tannirodhah” che tradotto più o meno letteralmente significa “Il controllo di pensieri ed emozioni (si ottiene) con la pratica e il non attaccamento”

Seguendo questo principio si potrebbe pensare che savasana nel cammino di chi pratica ashtanga vinyasa sia lo spunto, l’invito a distaccarsi dagli asana, dal pensiero della progressione tecnica, delle serie, e anche dell’eccessivo peso che si tende ad attribuire al corpo quando si eccede con la pratica. Si tratta quindi di per se di un vero e proprio antidoto dal veleno potenialmente contenuto nella pratica che come nella leggenda della creazione della tradizione hinduista, affiora dopo che vishnu mescola l’oceano di latte delle possibilità affinchè ne possa affiorare amrita, il nettare dell’immortalità, il veleno che poi viene ingerito da Shiva, personaggio iconico di distacco, distruzione delle strutture consolidate e stantie, che spazza via il vecchio per fare spazio al nuovo garantendo il proseguimento della vita, e capace per la sua grande capacità di discriminazione di fermare il veleno nella gola senza ingerirlo (la sua pelle diviene blu per questo ma il veleno non lo uccide,  a ognuno la propria riflessione e considerazione sul significato che questa immagine simbolica potrebbe rappresentare).

Vinyasa :

Sapta – sedersi inspirando in dandasana ed espirando lasciare letteralmente collassare il corpo a terra in savasana per il tempo necessario a sentire cuore, respirazione e organi interni ritornare alla normalità. Nello stato di nidra che affiora naturalmente in savasana può capitare di perdere il controllo della respirazione e talvolta di andare naturalmente in apnea per periodi di lunghezza variabile, questo effetto chiamato “Kevala Kumbhaka” é del tutto naturale e non dovrebbe essere ne cercato ne ostacolato ma lasciato essere e osservato con quel lume profondo di coscienza che é in grado solo di osservare, lontana dalla emozioni, e che probabilmente può per tale ragione essere definita come la nostra essenza più profonda.

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