Durante il loro esilio di 14 anni nella foresta, Rama e Sita incontrano diversi saggi che insegnano loro importanti lezioni e sono elementi chiave nel loro percorso catartico. Uno di questi è il saggio Sharabhanga.

Arrivati nell’eremo di Sharabhanga Rama e Sita video qualcosa di meraviglioso: Indra stava lasciando l’eremosul suo elefante che aveva la pelle bianca , sei zanne e sette proboscidi.

Su loro richiesta, il saggio spiegò l’accaduto, “Indra mi ha invitato nel suo giardino, Nandana-vana, situato nella città dei Deva, Amravati, situata a sua volta nel regno delle stelle, dove si trova l’albero Kalpataru sotto il quale ogni desiderio è soddisfatto. Ma io non ho alcun interesse in questo.

Lakshman (fratello e fedele compagno di avventura di Ram) chiese al saggio, “Non è forse lo scopo di ogni Yagna(cerimonia, conoscenza, scienza) e Tapas (disciplina, percorso ascetico) tenere al sicuro tutto ciò che Indra possiede?”

“No figliolo” disse il saggio. “Indra ha tutto, e ciononostante vive nella paura di perderlo, lo Swarga può essere anche il Regno dei cieli ma non è il Paradiso dell’anima”

“Cos’è quindi il Paradiso?”

“Il paradiso è il “luogo” dove non esistono bisogni”

“Esiste un luogo simile?”

“Sotto alla stella polare siede Shiva su una montagna di roccia coperta di neve. Non cresce erba in quel luogo e ciononostante il suo toro, Nandi, non si lamenta. Nandi non teme di essere divorato dalla tigre di Shakti. Il serpente attorcigliato intorno al collo di Shiva non teme di essere mangiato dal pavone di Kartikeya, ne cerca di mangiare il topo di Ganesh. Chiaramente quello è un luogo dove non ci sono bisogni (Appetiti). Nello Swarga c’è prosperità ma non c’è pace, Io cerco la pace, io cerco Kailash. Quello deve essere il Paradiso”.

“Possa esserci per noi la forza di superare il bisogno in questi quattordici anni” disse Ram

“Brahma ha creato lo Yagna (la scienza, la conoscenza, i rituali) per soddisfare i bisogni umani. Dakhsa ha creato le regole della società per costringere la gente a soddisfare reciprocamente i bisogni. Entrambi furono decapitati da Shiva, nella speranza che avrebbero realizzato che il potenziale umano è di superare il bisogno stesso”.

Sita aggiunse “Non tutti possono essere Shiva. La società ha bisogno di persone che si sfamino, confortino, diano un senso reciprocamente. Abbiamo bisogno di persone che si prendano cura degli altri”.

“Tu descrivi Vishnu, che non ha bisogno proprio come Shiva, ma si prende cura dei bisogni degli altri. Lui non è mosso dalle regole ma dalla compassione (Affetto)”.

“Ma la società necessita di regole, fino a quando ognuno potrà essere Vishnu. Altrimenti tutti rimarranno come Indra” disse Ram.

“Assolutamente si” disse il saggio, impressionato dal giovane principe e da sua moglie.

“Brahma, Indra,Vishnu,Shiva. DOve possiamo trovarli?” disse Lakshman.

“Nella tua mente, Lakshman. Noi tutti siamo Brahma, Noi siamo Indra. Noi siamo Daksha, Noi possiamo anche essere Shiva. Possiamo anche essere Vishnu, ” ridacchiò il saggio, chiudendo gli occhi e sorridendo in pace.

 

(traduzione dal testo di Devdutt Pattanaik “Sita an illustrated retelling of the Ramayana” pag.108, ed. Penguin)