Ci sono fondamentalmente tre modi diversi di guardare allo yoga: quello moderno, quello del Vedanta e quello tantrico.

Nell’ottica moderna lo yoga è un tipo di disciplina che propone un percorso di riscoperta del sè, di conoscenza del corpo e della mente e di miglioramento della loro salute conseguente al progressivo miglioramento dello stile di vita e aumento della consapevolezza. Nel modo di pensare proprio del vedanta è un metodo per la realizzazione del sè attraverso la pratica ascetica o un certo tipo di comportamento sociale volto alla realizzazione del Dharma, mentre nel tantra è un insieme di tecniche volte a raggiungere lo stato mentale descritto nel vedanta (yoga sutra) come raja yoga che, come effetto collaterale comportano  l’aumento la durata e qualità della vita e il  conseguimento di alcuni superpoteri.

Per quanto quest’ultima sia un’ottica di cui si parla poco e che desta forti sospetti, è quella che per molti secoli in India costituiva l’immagine collettiva per lo Yoga e i suoi praticanti. Lo yogi era fondamentalmente un asceta che poteva ritirarsi in una grotta oppure vivere in mezzo al sociale ma senza farne parte proprio per evitare di attaccarsi a qualcuno o anche solo ad un luogo e che dedicava tutto il suo tempo alla pratica del suo tapas specifico.

I capostipite di questa tradizione sono gli Yogi Nath (Matsyendra è il primo mentre Goraskha è colui che ne divulga i metodi). I siddhi erano persone sante dotate di poteri ritenuti soprannaturali quali cambiare forma e dimensione, compiere guarigioni miracolose, camminare sull’acqua o sollevarsi in aria (queste descrizioni potrebbero anche essere delle traduzioni un po’ deviate o romanzate), rendere la terra fertile e garantire il concepimento a donne precedentemente non fertili.

Ci sono chiaramente grosse affinità tra lo yoga delle upanishad e lo yoga  tantrico, come ad esempio il credere che l’esistenza provenga dall’incontro tra purusha (spirito immateriale,) e prakriti (elementi materiali),cosa che peraltro  somiglia alla teoria dell’attraversamento da parte delle particelle elementari del campo del bosone di Higgs. Ma se lo yoga vedico concepisce in prakriti una materia inanimata, il tantra le riconosce una sua propria intelligenza, motivo per cui nel tantra la natura è Dea, è Shakti, mentre nel vedanta è Maya, illusione.

I nath erano riconoscibili per il tipico orecchino ad anello agganciato nella cartilagine dell’orecchio anzichè nel lobo (ornamento che distingueva anche Hanuman tra i Vanara), vestivano semplici abiti di colore rosso, e avevano il laccio sacro dei brahmini in lana, portavano con sé solo la ciotola per le offerte e lo YogaDanda, un bastone che serviva loro per appoggiarsi quando sedevano in meditazione o quando  dormivano, oppure quando volevano alterare il ciclo nasale.  Questo Bastone viene rappresentato in diversi asana dello Hatha Yoga, quali dandasana,  chaturanga dandasana, viparita dandasana, urdvha dandasana ma soprattutto in eka pada e dvi pada yoga dandasana che servono alla funzione di alterazione del ciclo nasale a cui ho accennato precedentemente. Infatti come lo yogi che si appoggiava sullo yoga danda con l’ascella destra per sbloccare la narice sinistra e viceversa, così lo yogi che pratica eka pada yoga dandasana esercita la stessa pressione per dare maggiore apertura alla narice desiderata, cioè quella opposta al lato da cui si appoggia. Mentre dvi pada yoga dandasana assolve più alla funzione di appoggio centrale del corpo  per evitare di cadere a terra quando in stato di  meditazione profonda.