Ci sono 6 serie o sequenze di asana nel metodo Ashtanga Vinyasa. Questo manuale dedicato al corso di formazione di primo livello è focalizzato sulla prima serie, conosciuta come Yoga Chikitsa (terapia yogica).

È pensata per migliorare la salute di corpo e mente, disintossicandoli e allineandoli, partendo proprio dalla colonna vertebrale

La costruzione delle sequenze è fatta in modo tale che ogni asana prepara il praticante per quello successivo.

Iniziamo sempre con i saluti al sole, suryanamaskar A e B e la sequenza di posture in piedi per riscaldare il corpo e coordinare movimento e respirazione.

La prima parte della prima serie, appena dopo le standing postures, è prevalentemente focalizzata sull’allungamento delle catene posteriori con piegamenti in avanti, l’apertura delle anche a notevole beneficio delle ginocchia nelle posizioni che ne prevedono la flessione, il rinforzo degli addominali coordinato con l’attivazione dei bandha. La seconda sezione è dedicata alla flessibilità e scioltezza articolare, mentre l’ultima parte all’aumento della forza muscolare ed equilibrio con un piccolo escursus sull’inarcamento.

La serie si conclude con la sequenza conclusiva e le posizioni finali che accompagnano al rilassamento e permettono il recupero dell’energia profusa.

Il sistema di pratica dell’ashtanga vinyasa è costruito così per quanto concerne le sequenze di asana, per fare un paragone un po’ azzardato è come un sandwich, nel quale le due fette di pane sono una i saluto al sole e le posizioni erette e l’altra la sequenza conclusiva e nel mezzo , come farcitura ci sono le posizioni delle sei serie. Quando si consolida la pratica di una serie e si riescono ad eseguire le sequenze con naturalezza è possibile passare allo studio della serie successiva, un asana o gruppo di asana alla volta.

Chiaramente la pratica non è fatta solo di asana, il praticante che voglia crescere nello studio e nel cammino dello yoga si affaccerà in breve tempo anche alla pratica del pranayama, della meditazione e allo studio del se attraverso l’auto osservazione ed analisi e la lettura dei testi delle tradizioni yogiche tra cui spicca in primis il trattato di Patanjali dal nome “yoga sutra” o aforismi dello yoga.

Qualora non si abbia il tempo per praticare tutta la serie e il pranayama, è possibile ridurre il numero di asana tra sequenza iniziale e finale ed eseguire alcuni minuti di pranayama alla fine della pratica anche per distogliere la mente dalla pratica degli asana e non  diventarne dei fanatici. Il giusto mezzo è una filosofia consigliabile anche se sicuramente la disciplina e l’autodisciplina sono componenti indispensabili per il consolidamento della pratica.

Per citare proprio Patanjali, la pratica diventa consolidata quando è duratura nel tempo e senza interruzioni.