Ram e Sita si videro per la prima volta nell’eremo del saggio Visvamitra, il quale aveva chiesto a re Dashrata i suoi due figli Ram e Lakshman per aiutarlo a sbarazzarsi dei Raskhasa che “infestavano” la foresta adiacente al suo eremo e continuavano ad attaccare durante le cerimonie Yagna, interrompendole e rovinandole. Quando arrivarono all’eremo trovarono Kushadvaja, fratello di re Janaka,  con le quattro principesse di Videha, si trovavano in quel luogo per assistere alla Yagna celebrata nella foresta dal celebre saggio Vismamitra, Kushadvaja si giustificò per aver portato quattro ragazze dicendo che dal momento che re Janaka non aveva figli maschi riteneva opportuno far testimoniare alle figlie quell’evento, ma in realtá Visvamitra era compiaciuto e rallegrato per la loro inaspettata presenza.

Come previsto durante la yagna i Rakshasa figli della mostruosa Tadaka attaccarono e Ram e Lakshman dovettero usare le loro abilitá di arcieri e i mantra che Visvamitra gli aveva insegnato, capaci di trasformare le frecce in missili, per respingere l’attacco e uccidere Tadaka.

Quando i rakshasa rimasti si ritirarono nella foresta , Visvamitra disse: “ ora ci vedono come le nuove bestie dominanti che hanno marcato il territorio, ma torneranno a reclamare il territorio non appena saremo più deboli o loro si rinforzeranno”. Laskman a quel punto disee che avrebbero potuto rimanere all’eremo e difenderlo per sempre, ma Ram disse, quasi sovrappensiero e istintivamente “cosi questo luogo non sará mai Sanskrit. Visvamitra diede disposizione ai giovani di prendere legna in abbondanza per fare una pira funebre degna per Tadaka e favorire il suo transito verso il regno dell’aldilá, sperando che sarebbe poi rinata come una creatura amica anzichè nemica.

Mentre bruciavano il corpo di Tadaka, Shrutakirti, figlia di Kushadvaja, chiese per quale motivo gli esseri unani dovessero interferire con la vita della jungla, per quale motivo non potevano semplicemente lasciare che le creature vivessero in santa pace?

Visvamitra rispose “la foresta non appartiene a nessuno, senza l’intervento umano, rimarrá La jungla, un luogo di paura, ostilitá e inospitalitá, dove solo il più forte vince e sopravvive. Senza il Tapas e lo Yagna non può esserci alcuna civilizzazione.

e Urmilla, sorella di Sita, rispose “ma abbiamo appena ucciso Tadaka”

Visvamitra rispose “ per fare un fuoco bisogna bruciare della legna, per dare da mangiare ad una mucca occorre tagliare dell’erba,  fino a quando i Rakshasa non impareranno ad avere fiducia in noi, ci vedranno come minacce e rivali e ci attaccheranno e in questo modo continueremo a farci del male sia loro che noi. Quello che conta è la nostra intenzione, ad un certo punto entreremo in relazione e l’affetto prevarrà”.

Mandavi chiese “ loro hanno paura di noi, temono che distruggiamo il loro mondo e il loro modo di vivere, è quello che succederá”

“certo che possiamo, se rimaniamo animali e troviamo piacere nel dominio, pensando che non ci sia nulla da imparare da loro. Questo è adharma, Il dharma prevede uno scambio, un rapporto equo di dare e ricevere, superando gli istinti animali, la paura, scoprendo la capacitá di nutrire e proteggere gli altri, di dar loro uno spazio e un significato.

Visvamitra non poté fare a meno di notare che le figlie di Janaka avevano la stessa propensione al domandare che aveva mostrato Gargi durante l’Upanishad, i figli di Dashrata preferivano obbedire agli ordini. Diversi semi, fatti crescere in diversi terreni da diversi agricoltori daranno senza dubbio frutti diversi!