Nella tradizione Indiana, che oggi si identifica con la religione Induista, i 4 Veda sono considerati la sorgente di tutta la conoscenza. Il primo periodo di questa cultura, iniziato quando gli Ari sono arrivati in India, viene chiamato periodo Vedico e il vedismo è di conseguenza il progenitore dell’Induismo. Nel suo pantheon troviamo gli dei che sottendono alle manifestazioni naturali fondamentali per la vita: l’acqua con il dio Varuna, il fuoco con il dio Agni, il Sole con il dio Surya , il vento con il dio Vayu e il fulmine dio della pioggia e custode del paradiso (Swarga) Indra.

Questi dei sono stati generati dall’unione di Kashyapa e Aditi, essendo Kashyapa figlio di Marici a sua volta figlio della manifestazione vivente di Brahma. Brahma, che può essere sa guna (con le guna,che ha qualità manifeste) oppure nir guna (senza le guna, non manifesto), si auto genera ed è per sua stessa natura immortale, mentre gli altri dei sono creati e sono mortali.

Lo sviluppo della complessità dell’antica società vedica e la ricerca di prospettive in una vita sempre più difficile, fece sì che la criptica ed elitaria conoscenza dei Veda, appannaggio dei soli Brahmini, non poté soddisfare i bisogni delle tante altre caste.  Questo creò terreno fertile per il proliferare di buddhismo e jainismo. Così il materiale etico, morale e l’impianto filosofico dei Veda, già reso più fruibile dalle 200 Upanishad che ne costituiscono un commento (discorsi tra maestro e allievo sui contenuti dei Veda), furono sintetizzati e collocati all’interno di epiche e miti che, come nel caso degli antichi greci, narravano le imprese di eroi, dei e semidei per veicolare dei messaggi e modelli comportamentali.

Gli antichi dei vedici dello Swarga perdono la loro posizione di dominio pressoché assoluto e di divinità principali, posto che invece viene occupato dalla Trimurti Brahma Vishnu e Shiva, entità inscindibili dalle loro consorti (e numerosi avatar di esse ed essi) Saraswathi Lakshmi e Shakti.

In realtà, il tutto può essere ulteriormente ricondotto ad una sola entità, che per autopercepirsi si suddivide nelle sue componenti maschile e femminile.

Quindi troviamo dei che sono immortali, come appunto la Trimurti, con loro avatar che nascono, vivono e muoiono (come nel caso di Vishnu che si incarna in numerosi avatar, quali ad esempio Ram e Buddha).

Gli dei vedici invece ora si contendono il paradiso con la loro controparte, cioè gli Asura (che potremmo genericamente e un po’ superficialmente tradurre demoni) e spesso ricorrono all’aiuto di Vishnu e Shiva per vincere le loro battaglie per non essere spodestati o per recuperare il controllo dello Swarga.

I racconti che narrano queste storie passano sotto il nome di Purana.

Si dice che i Veda siano il tronco principale dell’albero della conoscenza, le Upanisad i rami, i Purana e il Vedanta foglie e frutti e che tra questi, Bhagavadgita e YogaSutra siano i frutti maturi (quelli che possono essere mangiati da tutti), il succo della conoscenza vedica.

Da un punto di vista pratico il cambiamento più significativo del passaggio tra vedismo e induismo è la costruzione di templi e il passaggio dalla celebrazione della Yagna (rituale vedico celebrato solo dai brahmini in mezzo alla natura verso le divinità dello Swarga che non erano in alcun modo raffigurate) alla celebrazione della puja, cerimonia in cui il devoto si reca al tempio per vedere la divinità a cui è dedicato e farsi vedere dalla divinità stessa (darsan). In entrambi i casi la cerimonia viene condotta allo scopo di ottenere il favore del dio o dea per un beneficio materiale o spirituale, ma nel primo caso era fondamentale il brahimo e non c’era il tempio, ma solo un altare con un braciere dove veniva acceso il fuoco sacro, nel secondo invece il devoto può avere un contatto diretto con la divinità sul cui altare offre doni e recita mantra .