Al termine del Ramayana, dopo essere stata rapita da Ravana e liberata da Ram e Hanuman, Sita deve abbandonare il suo regno e il suo amato marito per colpa dei pettegolezzi dei cortigiani. Lo fa con cuore sereno e aperto, continuando ad amare incondizionatamente Ram e mantenendo la sua equanimità nei confronti di chi incontra nella foresta in cui già aveva passato 14 anni di esilio con Ram e suo fratello Lakshman.

In questa foresta incontra Surpanaka, sorella del defunto re degli Asura Ravana e una delle ragioni per cui Sita era stata rapita. Surpanaka aveva incontrato Ram nella foresta ed era ossessionata dal desiderio carnale nei suoi confronti. Lei non conosceva ragioni culturali o etiche per cui avrebbe dovuto trascurare il proprio desiderio o gestirlo in altro modo che non fosse la sua piena e diretta soddisfazione e quando Ram lo rifiutò lei divenne furiosa e cercò di aggredire Sita ma fu mutilata da Lakshman che si lacniò in difesa di Sita.  Il  cuore di Surpanaka si riempì di rancore e desiderio di vendetta, così incontrando Sita dopo che ella fu ripudiata ed esiliata di nuovo dal regno non esitò a schernirla.

  • (cit. da “Sita an illustrated retelling of the Ramayana ” di Devdutt Pattanaik):

“Loro di hanno ripudiata come hanno respinto me. Ora tu soffri come soffro io, privata del tuo status come io fui privata della mia bellezza”.

Sita sorrise e offrì un frutto di bosco a Surpanaka. “Questi sono davvero dolci, come i frutti di bosco del giardino di Mandodari”, Surpanaka rimase sorpresa. Si aspettava di provare piacere dalla sofferenza di Sita. Ma Sita non stava soffrendo. “Surpanaka, per quanto tempo continuerai ad aspettarti che quelli che ti circondano ti amino quanto tu ami loro? Trova la Shakti dentro di te per amare gli altri anche quando gli altri non amano te. Supera il tuo bisogno nutrendo incondizionatamente gli altri”

“Ma io Voglio giustizia” disse Surpanaka.

“Quale punizione sarà abbastanza? Da quando i figlio di Dashrata ti hanno sfigurata, non hanno più trovato pace. Ciononostante continui a delirare e sbraitare. Gli esseri umani non sono mai soddisfatti con la giustizia. Gli animali non chiedono mai giustizia”.

“Ma io non sono un animale, Sita , e non sarò trattata come se lo fossi”

“E allora sii umana. Lascia andare e vai avanti. Quelli che ti feriscono non possono espandere la propria mente ma di sicuro tu puoi”

“Io rifiuto di sottomettermi”

“Tu intrappoli te stessa nel vittimismo. Allora sei come Ravana, ergiti dritto mentre i tuoi fratelli muoiono, i tuoi figli muoiono, il tuo regno brucia, immaginando la tua propria nobiltà. Chi ci perde se non tu? Le culture vanno e vengono. Ram e Ravana vanno e vengono. La natura continua, Io preferirei godermi la natura”

Surpanaka raccolse la bacca che Sita le aveva offerto. Era dolce, molto più dolce di qualunque sguardo impaziente e desideroso di un amante. Mangiò un’altra bacca e sorrise.

“Ora tuffiamoci nel fiume” Urlò Sita entusiasta mentre correva nel senso dell’acqua. Surpanaka ridacchiò mentre si tuffava nell’acqua. Si sentiva nuovamente bella.