C’è una storia molto antica che si tramanda nelle scuole di yoga.
Ua tigre che faceva spesso incursioni in un villaggio, decimando i greggi venne infine uccisa. Allora arrivò un tigrotto neonato, inoffensivo, sconvolto che si mise a gemere in mezzo agli ovini, iniziando a prendere il latte dalla mammella di una pecora.
Siccome quel tigrotto era carino il pastore lo adottò.
Così il piccolo felino , bisognoso di latte e accudimento prese a vivere con gli ovini.
Quando i cani abbaiavano e il pastore faceva la voce grossa il tirgotto si impauriva. Sentendo belare dalla mattina alla sera si esercitava il più possibile ad emettere questo verso, e vedendo che tutte le altre bestie bricavano l’erba non gli veniva in mente altro che mangiare erba.

Chiaramente non parliamo di una tigre felice, perchè quel nutrimento e quello stile di vita non erano adatti alla sua natura.
Stiamo fondamentalmente parlando di una tigre che aveva visto solo pecore in vita sua, si suppone che non guardasse mai le sue zampe e non avendo specchi disponibili finì per pensare di essere una pecora come le altre.

Un giorno gli abitanti del villaggio furono messi in agitazione dall’avvistamento di una nuova tigre ai confini del villaggio.
La belva attaccò il gregge ma con sua somma sorpresa vide che in mezzo c’era anche un tigrotto.
Allora rinunciò a divorare qualche pecorella decidendo di recuperare il suo simile per riportarlo nella foresta.

Tuttavia avvertendo la paura nelle altre pecore e nei pastori il tigrotto a sua volta si impaurì alla vista dell’enorme bestia e si rifugiò nel gregge, belando e gemendo. Tentò di scappare ma la tigre fece un balzo e lo prese per il collo, tenendolo tra le fauci, strappandolo all’unico mondo che esso conosceva,quello dei pastori, dell’ovile e delle pecore terrorizzate.
Una volta nella foresta , la tigre provò a spiegare al tigrotto la sua vera natura e il suo vero destino, ma quello continuava a tremare di paura , a belare.
Allora lo portò ai bordi del fiume , obbligandolo a specchiarsi .
Pausa –
Considerazione intermedia: a questo punto il lettore occidentale medio stará dicendo dentro di sè ” si ho capito dove va a parare questa storia, ho giá capito!” Ed è qui il nostro limite, abbiamo giá capito! Ma invito a riflettere su questo, intuire il fine di un percorso significa averlo capito? Significa averlo percorso?Perciò se tu che leggi ti riconosci nella persona che a già capito, non andare avanti a leggere, davvero. Se invece pensi che possano nascerti dei dubbi , buona continuazione di lettura.

Fine pausa-
Il tigrotto fu portato a specchiarsi e si intimorì ancora di piú perchè nello specchio d’acqua vide due tigri anzichè una sola.
Il tigrotto si guardò meglio e si domandò:” che cos’è . Vedo bene la grossa tigre ma , invece che una pecora come tutte quelle che conosco da quando ho aperto gli occhi, vedo un altro felino.” Provò a capire :” chi sono io?” . Si osservò meglio di quanto avesse fatto fino ad allora. Vide che aveva le zampe striate di nero e iniziarono giá a vacillare la sua memoria, la sua esperienza e la sua mentalitá ovina.
La tigre lo condusse nella sua tana e gli offrì carne da mangiare. IL tigrotto si mostrò nervoso dapprima e ne ebbe orrore, dato che non era l’erba alla quale era abituato. Ma poco alla volta superò la sua ripugnanza ,perchè oltre alla paura iniziava a sentire una certa attrazione per chi lo aveva catturato.
Così tentò di assaggiare la carne. All’improvviso si svelò e risvegliò la sua vera natura, che lo induceva a divorare il pasto a quattro palmenti, a scoprire un gusto che , oltre a dargli soddisfazione, faceva vibrare e squotere dentro di lui un istinto profondo. Per mostrare la sua gratitudine emise un belato, contemporaneamente la tigre emise un ruggito come quello che aveva terrorizzato tutte le pecore. Invece di spaventarsi il tigrotto sentì l’eco dello stesso verso nascere nella sua gola ancora piena del sapore della carne ed emise il suo primo piccolo e timido ruggito. Ecco perchè si tramanda la massima zen :” la pecora belante si è trasformata in tigre che ruggisce” .

Non si cambia una vera pecora in una tigre ma si può trasformare un tigrotto convinto di essere un ovino in una tigre adulta. Quella forza fatta di sonno e schiavitù che ho chiamato l’ipnotizzatore, ha convinto splendide tigri di essere delle pecore spaventate.
Ma l’ipnotizzatore non si accontenta di questo, per essere certo che la tigre non si guardi allo specchio non si limita a convincerla di essere una pecora qualunque , ma una pecora migliore delle altre, una pecora speciale…
I suoi strumenti sono tutti i nutrimenti dell’ego, la vanitá il possesso, il desiderio carnale, il potere ( quello finto posticcio e mutevole).

Quando il praticante nel quale è “nato” il tigrotto scorge il maestro, ne è attratto ma dapprima il nutrimento che il maestro propone all’allievo spaventa, sembra estraneo, scomodo. Solo attraversando , FACENDO, si ha l’eco della propria natura in quello che si fa. Finchè si pensa di fare, si guarda, si rimugina e si commenta ci si comporta da pecora seduta su una poltrona comoda che nel suo sonno sogna di essere una pecora davvero speciale.
La ricerca estetica , l’imitazione del maestro per propria gratificazione, sono gesti che possono portare, nella migliore delle ipoesi, nell’altalenarsi di frustrazione e gratificazione, a scorgere in vera lontananza il bagliore dello specchio.
Quando il maestro chiama l’allievo non lo fa per dargli una pacca sulla spalla e dirgli ” bravo figliuolo sei un rishi reincarnato” questo è uno dei più bei sogni della pecora, quando la tigre chiama il tigrotto lo fa con un ruggito che spaventa , lo prende per il collo, e lo porta a mangiare carne cruda sanguinante, e lo fa perchè solo così il tigrotto può riconoscere la sua vera natura.
Nella realtá il maestro può fare questo solo se ne ha ” l’ autorizzazione” , se l’allievo si mostra pronto per essere stimolato. Per il resto si può continuare a fare quello che si è sempre fatto, migliorando il proprio vello, lucidandosi gli zoccoli, e continuando a dormire beati. Una delle cose che si è sempre detta nella filosofia orientale, che fa inorridire la nostra coscienza democratica occidentale, è che il risveglio non è per tutti, riscattando il favore dei non predestinati con il principio della reincarnazione secondo il quale magari non è ancora arrivato il momento per il mio risveglio.