Quando Brahma, il jiva, lo spirito originario e primario, inizia a percepire l’altro da sé lo fa vedendo la sua prima creatura, Usha, sua figlia. Vedendola come altro da se inizia a desiderarla. Quello che nasce dalla sua mente per permettere alla sua mente di percepire se stessa nell’atto di percepire l’altro finisce per diventare l’oggetto di desiderio in cui la mente progressivamente si perde.
La risposta allo stimolo diventa incestuosa, invece di imparare dalla figlia, la desidera. Le conseguenti trasformazioni di Usha non sono spontanee ma causate dal progressivo desiderio di Brahma, seguendo la legge del karma che sancisce che ogni azione abbia una naturale conseguenza in una reazione. Quindi le trasformazioni dell’oggetto sono causate dalle percezioni dell’osservatore.
Usha quindi attraversa delle metamorfosi in mucca, cavalla, anatra , daino, e cosí in virtù dei suoi continui cambiamenti viene soprannominata Shaturpa, una con infinite forme.
Vedendo che il Jiva primario stava perdendo se stesso nel tentativo di possedere Usha anzichè imparare da lei, i figli di Brahma, i 10 Prajapati (5 organi di senso e di azione), furono presi dall’orrore e si resero conto che le azioni di Brahma avrebbero inquinato il Chitta (strato della mente in cui si formulano immagini o pensieri), distorto la visione del sat (strato della percezione pura) e cancellato ananda (la beatitudine o letteralmente “non disturbo”). Cercarono qualcuno che potesse prevenire questi disturbi mentali e cosí chiesero aiuto. Shiva apparve in forma di Pinaki, l’arcere che scagliando una freccia affisse Brahma alla sfera celeste.
L’arco in questo caso rappresenta il tapas, divenuto nei secoli popolare come Yoga.
Lo yoga è tutta una questione di sviluppo della capacità di avere il controllo della mente affinchè possa essere stabile e non attaccarsi alle cose posticcie del mondo che si muovono e la modificano, cosí come Usha cambia forma e fa perdere la rotta a Brahma. Shiva ha messo il giogo (lett. “yoga”) alla mente e al suo seme, cosí come ha fatto con Brahma, purificando la sua coscienza, frantumando le delusioni, e realizzando la beatitudine incondizionata, per questo è chiamato Yogeshwara, il signore dello yoga. Lo scopo dello yoga è altissimo dunque, liberare la mente dalla schiavitú del bisogno, del desiderio, espanderla oltre a questo velo in cui l’altro da se viene percepito e subito desiderato invece di diventare uno strumento per la mente affinché possa percepire se stessa nella sua stabilità e beatitudine.