Nel corpo che si accovaccia, le braccia intrecciate diventano il laccio dell’esistenza, simbolo del nostro legame con il mondo materiale. Ma Shiva, il Signore degli Animali, è anche il liberatore dei vincoli, colui che ci mostra come ogni legame sia solo una soglia verso la vera libertà. In Pashasana, il corpo accetta il peso della terra mentre la mente si solleva, in equilibrio tra l’abbraccio e il distacco, tra l’invisibile e il tangibile.

In ogni laccio c’è una porta nascosta, e chi la trova diviene come Shiva: signore dei suoi legami e liberatore del suo spirito.”

“In Pashasana, abbraccio la terra come mio vincolo e mio maestro; in quell’equilibrio sospeso, Shiva sorride, ricordandomi che ogni legame è un passo verso il risveglio.”

Il titolo di Pashupati, che significa “Signore delle Bestie” o “Signore degli Animali”, attribuito a Shiva, ha radici profonde nell’idea della connessione universale tra l’umano e il regno animale, oltre che nella sua funzione di protettore e signore delle energie vitali che permeano ogni essere vivente. Questo appellativo porta con sé il concetto di pasha (o “laccio” o “legame”), simbolo del legame universale che unisce tutti gli esseri al ciclo dell’esistenza, sia che essi siano umani, animali o altri esseri della natura. Il pasha è sia una forza che ci tiene legati alla dimensione materiale (prakriti), sia una barriera che, attraverso la pratica yogica e la guida di Shiva, può essere superata per accedere a stati di coscienza più elevati.

Il concetto di Pasha: il laccio che collega il mondo materiale

Il termine pasha rappresenta il legame con il mondo materiale, che include le nostre attaccature, desideri e identificazioni con l’ego. In questo contesto, Shiva è anche il liberatore di questi lacci: il suo ruolo di Pashupati sottintende la capacità di dissolvere questi legami. Nella filosofia yoga, pasha rappresenta le limitazioni, i vincoli del mondo fenomenico, e l’obiettivo della pratica è la progressiva liberazione da essi, trascendendo le dualità e riconoscendo il sé interiore o purusha, distinto da prakriti.

Purusha e Prakriti

Il concetto di purusha e prakriti è centrale nella filosofia del Samkhya e nello yoga, dove purusha rappresenta la coscienza pura, mentre prakriti è la natura materiale, la realtà fenomenica e il campo dell’esperienza. Secondo questa prospettiva, Shiva come purusha rappresenta la coscienza universale, il testimone immobile, mentre il regno animale e materiale è una manifestazione di prakriti. Nella pratica dello yoga, l’essere umano (anche lui purusha) incontra e cerca di comprendere prakriti, le sue dinamiche e il modo in cui i lacci di pasha lo tengono legato a essa.

Pashasana e la simbolica del laccio

La postura di Pashasana simboleggia questo legame. La posizione stessa mette il praticante in una condizione di equilibrio precario, in cui la stabilità dipende dalla presa delle braccia, simile a un legame o un laccio attorno al corpo. La posizione accovacciata, con le braccia che avvolgono e bloccano, rappresenta proprio il pasha: il laccio dell’attaccamento e dei vincoli materiali. L’equilibrio, essendo precario, ci ricorda la natura instabile del mondo fenomenico e di prakriti, in cui il nostro senso di stabilità è una costruzione temporanea.

La posizione stessa richiede un’interazione intensa tra forza fisica e controllo mentale, in cui il praticante deve accettare i vincoli del corpo per rimanere stabile e centrato. Da una prospettiva simbolica, il praticante che entra in Pashasana si trova a “contenere” i propri legami e attaccamenti attraverso la forza della consapevolezza e della disciplina fisica, riflettendo il percorso yogico in cui ogni laccio viene gradualmente trasceso o trasformato.

Il ruolo di Shiva in Pashasana e il superamento di Pasha

Shiva come Pashupati rappresenta la capacità di controllare e trascendere questi legami, e nel praticare Pashasana, c’è l’aspirazione a “imitare” questa qualità di Shiva, trovando la stabilità interiore anche in una posizione che simbolicamente richiama il laccio. La pratica di questo asana diventa così un simbolo del viaggio interiore per riconoscere i legami (le paure, i desideri, le illusioni) e imparare a “gestirli” senza rimanerne prigionieri. Shiva, in quanto Pashupati, diventa la guida spirituale che mostra come il legame con il mondo animale e con la natura (che spesso si manifesta nei desideri e nelle pulsioni) possa essere trasformato e trasceso attraverso la consapevolezza.

Quindi, in Pashasana, il corpo assume fisicamente il ruolo di prakriti limitata, mentre la mente (come purusha) si allena a trascendere, restando stabile e consapevole. Con questa pratica simbolica, l’individuo cerca di risvegliare dentro di sé la qualità di Shiva, come colui che non è solo legato alle bestie e alla natura, ma anche il signore che le può trascendere.