Gli Hindu ritengono che in un lontano passato un gruppo di uomini e donne divennero sensibili ad alcune energie e vibrazioni del cosmo. Iniziarono pertanto a “sentire” e “vedere” ció che gli altri non potevano. Questi erano i Rishi o veggenti. Questi veggenti composero inni, i mantra da ciò che percepivano, i mantra, messi insieme componevano dei versi o “rig” i quali vennero uniti per creare poemi “sukta” a loro volta uniti in capitoli “mandala”. Queste collezioni o “samhita” furono poi conosciuti col nome di Rig Veda, dal momento che era chiaro che questi inni contenevano la saggezza “vidya” degli dei. Il linguaggio in cui erano composti divenne conosciuto come sanscrito, la lingua perfetta degli dei. Gli inni del Rig Veda vennero musicati nel Sama Veda, poi furono uniti ai rituali nel Yajur Veda e alcuni di questi furono trasformati in formule, incantesimi e maledizioni nel Atharva Veda. Questi rituali vennero spiegati nei Brahmana. I concetti e ideali sottintesi negli inni furono esplorati negli Aranyaka e discussi nelle Upanishad. Essi rivelavano “brahman”, l’architettura della mente umana e la sua abilitá, unica in natura, di superare il bisogno e le paura, espandersi e infine di realizzare l’infinito. Questa era la saggezza vedica, contenuta nei Samhita, Brahama, Aranyaka e Upanishad. Coloro che memorizzavano e tramandavano questi contenitori di conoscenza erano chiamati Brahmini. Se i rishi erano stati i traduttori di un messaggio di saggezza del cosmo, i brahmini ne erano i trasmettitori che ne tramandavano il contenitore, non il contenuto, alle persone. Valmiki e  Vyasa, compositori degli Ithiasa Ramayana e Mahabharata furono testimoni oculari delle vicende che narrarono e furono anche partecipi più o meno direttamente agli eventi narrati, Ithiasa significa appunto “ciò che è accaduto” mentre i Purana sono storie, racconti mitologici tramandati senza una più precisa origine. Entrambe le narrative mirano a veicolare i contenuti etici e morali del Veda, il senso del Dharma e il cammino della mente umana dalla condizione di Brahma (bisogno e sua soddisfazione) a quella di Brahman (espansione della mente aldilá del bisogno).

 

(tratto da “ramayana vs mahabharata, my playful comparison” di Devdutt Pattanaik)