Nell’epica indiana Mahabharata, al termine di una sanguinosa guerra fratricida, Yudhisthira, il fratello maggiore della fazione uscita vittoriosa, i Pandava, recupera il regno che gli era stato sottratto. Tuttavia gli anni di sofferenza, le peripezie, le atrocità fatte e subite e le gravi perdite affrontate gli tolsero qualunque desiderio di regnare “sono un assassino” urlava “le mie mani sono intrise del sangue della mia stessa famiglia. Come posso bere dal calice della vittoria quando siedo su un cumulo di cadaveri? qual’è il senso di tutto questo?”. In molti diedero la propria opinione a Yudhisthira sul perchè dovesse o non dovesse regnare, come spesso succede nella vita quotidiana, ognuno espresse un’opinione nella quale risuonavano i propri bisogni e finalità. ad un certo punto Yudhisthira disse “forse devo diventare un eremita e trovare la serenità nella foresta”.
A questo punto intervenne Krishna (avatar di Vishnu che si incarna quando il mondo necessità della sua presenza per ristabilire il Dharma, il giusto equilibrio, il giusto comportamento, raramente avendo comportamenti piacevoli o che gli garantiscono la simpatia di chi li osserva o ne legge il racconto nelle epiche): ” si certo Yudhisthira, puoi rinunciare al mondo e diventare un eremita per ragiungere la pace, ma cosa ne sarà di tutti gli altri? Li abbandonerai? Un eremita cerca il senso per sé, ma solo un Re può creare un mondo che permetta a tutti di trovare un significato. Scegli di regnare Yudhisthira non per dovere ma come atto di empatia per il genere umano”.
“Perchè proprio Io?” chiese Yudhisthira.
“E chi meglio di te? Tu che hai perso il tuo regno al gioco puoi comprendere appieno le imperfezioni dell’uomo. Tu che hai sofferto silenziosamente per tredici anni di esilio, conosci il potere del pentimento e del perdono. Tu che hai visto Duryodhana respingere ogni offerta di pace, conosci il potere dell’ego e gli orrori dell’ adharma. Tu che hai dovuto mentire per poter uccidere il tuo stesso maestro, conosci le complessità del dharma. Solo tu, figlio di Kunti, hai il potere di costruire un regno in cui la testa sia in equilibrio col cuore, la ricchezza con la saggezza, la disciplina con la compassione. Vieni Yudhisthira, coi tuoi fratelli al tuo fianco, sii Vishnu in terra.
(trad. da “Jaya an illustrated retelling of the Mahabharata” di Devdutt Pattanaik ed. Penguin)
Penso che ognuno possa riferire alla propria vita e alle proprie responsabilità con se stesso, la famiglia, il lavoro, gli amici, l’esempio di questo brano del Mahabharata, certamente come insegnante di Yoga ritengo che sia importantissimo ricordarsi della fiducia che gli studenti ci danno, del potere talvolta, che le persone ci danno su di loro, e vigilare sempre sul proprio comportamento in modo da assicurarsi di continuare a meritare, giorno dopo giorno, questa fiducia, e restituire senza indugio, nel tempo, quel potere al suo legittimo proprietario.
Splendida saga dell’importanza del lavoro di integrazione dell’ombra.
Io personalmente avendo appena iniziato ad insegnare cerco sempre e penso che lo farò anche in futuro di mettermi sempre in pari con qualsiasi (anima ) non saprei come definire cio che cerco di trasmettere uso il termine anima qui spero non sia frainteso …
Io imparo ogni giorno e penso di poter dare ciò che “so” e ciò sono ero e sarò .
Soprattutto un sorriso cose semplici che ti cambiano …